Jul 10, 2023
3 mins read
69 views
3 mins read

Colera in Sardegna: il primo caso in 50 anni

Colera in Sardegna: il primo caso in 50 anni

Un pensionato di 71 anni è stato ricoverato a Cagliari, segnando il ritorno del colera in Sardegna dopo mezzo secolo. L'uomo, residente ad Arbus, è attualmente in condizioni stabili nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità. Questo è il primo caso di colera nella regione italiana dal 1973.

L'uomo si era inizialmente rivolto a una guardia medica di Arbus, nel Sud della regione, per disturbi gastrointestinali. Ora è in atto un protocollo di tracciamento per cercare di ricostruire la catena di contagio. I familiari dell'uomo sono stati sottoposti ai dovuti test, di cui si attendono ancora i risultati.

Il colera è un'infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae. La trasmissione avviene per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati. Nei casi più gravi, può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione.

Nonostante nella nostra parte di mondo venga percepita come una malattia “lontana”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che il colera continua a costituire un pericolo globale per la salute pubblica. Si stima infatti che ogni anno nel mondo si registrino da 1,3 a 4 milioni di contagi e fino a 143 mila morti.

La terapia per il colera è relativamente semplice ed efficace e consiste sostanzialmente nella reintegrazione dei liquidi persi a causa degli attacchi di vomito e dissenteria. Gli antibiotici sono utilizzati solo per le forme più gravi della malattia e nel caso di pazienti anziani o che presentano malattie concomitanti.

Una delle epidemie più celebri del passato è quella di Napoli: la notizia del colera in città iniziò a diffondersi la sera del 28 agosto. Dopo i primi ricoveri si scatenò il panico tra la popolazione, con il prezzo dei limoni alle stelle e la corsa al vaccino che ha portato al record di un milione di immunizzati in una settimana.

Nel caso dell’epidemia a Napoli, i sospetti si concentrarono infatti sulle cozze crude. I mitili sono in grado di filtrare tutto ciò che è contenuto nei mari nei quali vivono, ecco perché possono essere fonte di contaminazione batterica.

Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, ha dichiarato a Fortune Italia: “Il colera, purtroppo, è ancora presente nel mondo. La capillarità e la velocità dei trasporti creano difficoltà nell’individuare le maglie di una catena di contagio, legata magari a persone che arrivano da zone dove il colera è endemico. Quindi vediamo l’aspetto positivo: la capacità di aver diagnosticato la malattia e individuato il paziente”. Anche dopo 50 anni di ‘silenzio’.